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Avada Interior Design

La Digital Transformation nell’arredamento Italiano

La digital transformation nell’arredamento ha portato un cambiamento piuttosto marcato nel settore negli ultimi 10 anni. Soprattutto per quanto riguarda la comunicazione aziendale. Brand, designer, giornalisti, insomma tutti gli stakeholder del settore sono stati coinvolti da una grande novità. Quale? La presenza sempre più ingombrante della rete e dei suoi strumenti digitali.

Ovvio quindi che tutti gli attori coinvolti abbiano dovuto in qualche modo adeguarsi. Ma le strade intraprese per farlo sono state, e sono tutt’ora molto diverse tra loro.

Proviamo quindi a fare una messa a terra di tutto questo, descrivendo le diverse modalità con cui la digital transformation nel settore dell’arredamento e del design viene affrontata, facendo le dovute diversificazioni.

Partiamo con una breve ricostruzione: chi ha conoscenza del settore saprà perfettamente come negli ultimi dieci anni si abbia assistito ad uno shift della comunicazione.

Se prima il prodotto arrivava al pubblico filtrato da una comunicazione istituzionale (media di settore, critica e via dicendo), oggi come in molti altri campi esogeni al settore Design, la narrazione del progetto e la presentazione del prodotto spesso coincidono.

Tutto ciò avviene grazie alla rete, ai social in particolare, ma anche a piattaforme web a basso costo che rendono possibile una comunicazione senza filtri. Qualunque stakeholder ha quindi modo di comunicare, e di esprimere, il proprio punto di vista.

VANTAGGI DELLA DIGITAL TRANSFORMATION NELL’ARREDAMENTO

Questo è vero in particolar modo, e costituisce anche un vantaggio, per i designer, i quali hanno la possibilità di raccontare il proprio lavoro in prima persona, attraverso i media appena citati senza dover passare dal filtro ormai obsoleto della critica e delle riviste cartacee come invece avveniva fino a circa un decennio fa.

Detto questo, sebbene il fenomeno della digital transformation nell’arredamento sia sempre più diffuso in Italia, nel nostro paese questo processo è ancora piuttosto acerbo rispetto ad altre realtà estere. Questo in parte ci tiene al riparo dalla sostituzione tout cour della cultura del prodotto a quella del progetto (forse complice un certo narcisismo tipico della cultura italiana del designer), dall’altro però ci preclude una visibilità che altri, soprattutto all’estero d’altro canto sfruttano, e meglio.

Siamo quindi di fronte ad un’evoluzione che ha trasformato ciò che prima era una filiera sviluppata sulla linea retta progetto-produttore-comunicazione-critica-pubblico, ad un sistema reticolare, dove le interconnessioni reciproche sono diffusissime, dove i piani della comunicazione – e gli agenti della stessa – sono differenti e con scopi diametralmente opposti.

Ad esempio i designers si tramutano in emettitori mediatici, il blog, in critica e via discorrendo.

CONCLUSIONI

Tutto questo mentre, sullo sfondo, prende forma, una nuova realtà; ovvero che ad oggi, il pubblico va misurato in click, prima che in vendite.

Questo ultimo assunto, comprensibilmente, cambia tutto: in un sistema dove le linee di confine tra critica, comunicazione e narrazione del prodotto (o del progetto) sono sempre più vicine e labili, il successo, quello con la S maiuscola diventa (o meglio può diventare) tutto ciò che è virtualmente ben “impacchettabile”.

Vediamo dunque come la digital transormation nell’arredamento comporti, di rimbalzo, che di fatto tutto sia decisamente più effimero. I risultati sono spesso meno tangibili o appaiono addirittura irrealizzabili. I progetti rimangono spesso tali (non vengono cioè presi in carico dai produttori), rimanendo quindi fini a se stessi e, in ultima istanza, poco durabili, fallimentari.

Di fatto però i brand, che nel contesto di quest’analisi sono rimasti sullo sfondo, devono essere in grado di intercettare dei lati positivi da un lato e di saper cogliere delle opportunità dall’altro.

Da annoverare trai i lati positivi c’è di certo che in un luogo – la rete – totalmente privo di regole apparenti, gli spazi dove inserirsi esprimendo una propria visione sono senz’altro molti di più rispetto al passato. In secondo luogo, la tecnologia mette loro a disposizione una quantità di possibili strategie da adottare per ricavarsi questi spazi. Viene facilitato così un riequilibrio verso una comunicazione dove il produttore, insieme al designer, torna ad essere protagonista del processo creativo.

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